a cura di
Claudio Gallini
Introduzione
Sfogliando l’antico “Dizionario corografico dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla”, pubblicato nel 1854 dal professor Gaetano Buttafuoco (Piacenza 1804 - Parma 1883), scopriamo interessanti informazioni statistiche riguardanti il nostro territorio, a metà del sec. XIX.
Ci troviamo in pieno periodo preunitario, da pochi anni era mancata la benvoluta Maria Luigia d’Austria (1847) e, nel susseguirsi di poteri, la nostra Piacenza assieme a Parma formava uno Stato governato, all'epoca della pubblicazione, nuovamente dai Borbone.
Lo Stato di allora si divideva in tre parti, o meglio in tre Ducati: Parma, con 57 comuni, dove vi era la capitale e dove abitava anche il Sovrano, Piacenza con 45 comuni (oggi ne contiamo 48) e Guastalla con soltanto 3 municipi.
Analizziamo ora dalla mano del prof. Buttafuoco qualche dato statistico e informativo legato alla nostra città di allora.
Queste informazioni, teniamo a precisare, ci giungono dal secondo tomo dell’opera prima citata e pubblicata nella seconda metà del sec. XIX.
Il clima
Il professore descrive il clima delle nostre terre come temperato, con aria salubre tranne lungo le rive del Po dove “l’atmosfera è impregnata di vapori perniciosi alla salute”; nonostante allora le ciminiere della centrale elettrica e del termovalorizzatore non erano presenti, si respirava già, lungo il nostro fiume, un’aria alquanto insalubre.
(Immagine tratta dal volume "Dizionario corografico dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla") |
La descrizione prosegue citando l'immancabile nebbia che regnava sovrana in autunno e in inverno, mentre sui monti più alti del nostro Appennino, la neve scendeva già a settembre.
La popolazione di Piacenza
Apprendiamo qualche dato dai censimenti sulla popolazione della città di Piacenza nel sec. XIX e lo paragoniamo, a titolo di curiosità, con gli ultimi dati forniti dall’ISTAT.
Anno Popolazione
1814 27.429
1839 28.662
1843 29.766
1849 29.898
2016 102.181
A titolo informativo, a Parma, negli stessi anni, la popolazione era maggiore del 30% rispetto a Piacenza, mentre oggi il divario si aggira sul 90%.
Descrizione generale del territorio di Piacenza
La nostra città viene comunque descritta come grande, con la propria sede vescovile (al tempo Bobbio era diocesi a sé seppur posta all’interno del Ducato), con la residenza del Tribunale d’Appello dei Ducati e con due preture (una posta a nord e l’altra a sud).
Buttafuoco prosegue facendo ancora riferimento alle nebbie provocate dal vicino fiume Po che avrebbero reso l’aria “grave”, mentre elogia la nostra terra in quanto “ubertosa”, ovverosia molto fertile.
(Immagine tratta dal volume "Dizionario corografico dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla") |
Lo scrittore piacentino, forse un po’ di parte, tiene a sottolineare che Piacenza è considerata una delle piazze più forti dell’Italia settentrionale con la sua forma oblunga, le mura che la proteggono, il castello con cinque bastioni e dotata di moderne opere di fortificazione.
Non sono tralasciate, in questa sintetica esposizione anche le nostre chiese definite pregiate per architettura e per le preziosità poste al loro interno, tra le quali vengono annoverate: il Duomo, Santa Maria di Campagna, S. Sisto. S. Francesco, S. Savino e S. Vincenzo e le già allora soppresse S. Agostino e Benedettine.
L’elenco degli edifici autorevoli prosegue con il Palazzo del Comune, quello del Governo, Palazzo della Cittadella (oggi Palazzo Farnese), Palazzo di Giustizia e il Teatro Nuovo.
L’autore poi elenca i centri principali del territorio piacentino quali, in ordine alfabetico: Bettola, Borgonovo, Caorso, Castel San Giovanni, Pianello, Ponte dell’Olio, Pontenure e Rivergaro.
Località quali: Alseno, Castell’Arquato, Cortemaggiore, Fiorenzuola, Lugagnano, Monticelli, per citarne alcune, dipendevano, dal punto di vista amministrativo, dal distretto di Borgo San Donnino, oggi conosciuta come Fidenza (PR).
A Piacenza, come già anticipato, aveva sede la diocesi locale con ben 362 parrocchie, ma in territorio piacentino era altresì collocata la diocesi “estera” di Bobbio con 8 parrocchie.
Produzione
Il racconto prosegue con l’elenco di tutti i frutti animali e vegetali prodotti e lavorati quali il grano, definito “strabocchevolmente copioso”, viti e frutti in genere, ortaggi, bestiame, pollame, la pesca in Po “affittata per conto del governo”, mentre era libera quella nel Trebbia e nel Nure, selvaggina, apicoltura, la lavorazione dei bachi da seta seppur con “trascuratezza” ed infine viene citata la famosa e grande miniera di ferro e quella più piccola di rame poste a Ferriere in alta val Nure.
Arti e commercio
A quei tempi Piacenza era già un importante centro agricolo che, a detta del prof. Buttafuoco, aveva fatto notevoli progressi grazie al buon governo e alla divisione equa dei tributi; egli stimava addirittura la rendita media delle produzioni rurali, al netto del 4%.
Oltre all’agricoltura nella Piacenza di metà Ottocento troviamo delle cartiere, delle conce per il cuoio ma a quei tempi la nostra città era famosa soprattutto per la lavorazione del fustagno, della tela e della cotonina (un tessuto leggero di cotone); nel collegio San Girolamo di Piacenza veniva lavorata la seta ed il raso.
A Piacenza esisteva già il mercato settimanale che si svolgeva due giorni a settimana, mentre dall’11 al 15 agosto, solo nella nostra città si teneva un’importante fiera del bestiame che attirava genti dalle vicine Parma, Cremona, Milano e Genova.
Moneta
Il sistema monetario dello Stato era il decimale francese, cosicché una lira nuova equivaleva ad un franco; quest’annotazione ci fa facilmente comprendere il motivo per il quale fino a pochi anni fa le nostre lire erano ancora appellate in dialetto “frànc”; una reliquia linguistica destinata ad andare persa con l'arrivo dell'Euro.
Pesi e misure
A Piacenza si usavano le seguenti unità di misura:
Misure lineari: braccio da panno, braccio da seta, braccio da tela equivalenti a 0,67 m.
Misure agrarie: biolca pari a 3084 mq e la pertica piacentina pari a 762 mq.
Misure di peso: peso pari a 7,94 kg e la libbra pari a 0,32 kg.
Nella prossima puntata analizzeremo altri aspetti del Ducato di Piacenza di quegli anni, soprattutto in ambito amministrativo
Claudio Gallini è perito industriale e appassionato studioso di storia locale e di dialetti, soprattutto dell’alta val Nure dove risiedono le sue radici, fonti d'ispirazione per le sue ricerche.
Claudio Gallini è perito industriale e appassionato studioso di storia locale e di dialetti, soprattutto dell’alta val Nure dove risiedono le sue radici, fonti d'ispirazione per le sue ricerche.
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