Le pubblicità su Libertà nel corso dei decenni
a cura di Claudio Gallini
Grazie al prezioso ed enorme lavoro
di digitalizzazione operato dalla Biblioteca Passerini Landi di Piacenza, in
collaborazione con l’Editoriale Libertà, è possibile accedere gratuitamente all’archivio
del giornale dal 1883 al 2015 e consultare pertanto un’infinità di notizie che,
per uno studioso affamato di fonti quale è il sottoscritto è una manna dal
cielo.
Alla prima connessione all’archivio
ho cercato numeri a casaccio, sono partito dal primo del 27 gennaio 1883, poi ho
sfogliato il giornale uscito il giorno della mia nascita, e così via spaziando qua
e là in centotrentadue anni di materiale, quasi cinquantamila numeri, quasi un
milione di scansioni o giù di lì, un lavoro immenso a cui dobbiamo solo dire un
grande Grazie!
Ho così eseguito un’analisi molto
superficiale sinora ma che è stata stregata, per così dire, da un aspetto molto
interessante: le inserzioni pubblicitarie molto curiose che tratteggiano una
Piacenza che non esiste più, soprattutto sotto l’aspetto toponomastico delle
vie in cui erano collocati questi esercizi e la loro evoluzione nel corso del
tempo.
In questa sede il sottoscritto
vorrebbe così elencare alcune di queste inserzioni, alcune molto singolari, e
cercare di analizzarne, molto approssimativamente, qualche aspetto generale.
Sul primo numero di Libertà,
uscito sabato 27 gennaio 1883, le inserzioni trovano sede sul fondo dell’ultima
pagina, la numero 4.
Fonte: Libertà |
Sullo stesso numero di Libertà identifichiamo poi l’annuncio pubblicitario del negozio di Carlo Fracassi che trattava un po’ di tutto: illuminazione, chincaglierie, articoli di “Pacfong” (in realtà si dovrebbe scrivere packfong, ossia, una lega argentea composta da rame, nichel e zinco comunemente nota come “argentone”) e tantissimi altri articoli.
La particolarità di questo negozio era la sua collocazione che oggi solo i più attenti alla toponomastica piacentina sarebbero in grado di individuare, perché sul trafiletto si dice che Carlo Fracassi operava sia in via delle Saline, sia in via Dazio Vecchio.
La via delle Saline era la denominazione del tratto di strada che correva fra via Cavour e l’imbocco di via Roma a memoria di un magazzino del sale lì collocato, mentre la via Dazio vecchio non era altro che l’attuale via Romagnosi.
Se saltiamo poi al maggio del 1919, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, il giornale si componeva sempre di quattro facciate ma le inserzioni erano molto più presenti rispetto a trent’anni prima.
Qui di seguito ne riportiamo una colonna da cui sarà possibile apprezzarne i dettagli.
Fonte: Libertà |
Si scopriranno ad esempio diversi
esercizi commerciali collocati in via Cavallotti, l’attuale via Roma, o nella
vicina Barriera Cavallotti ovviamente l’odierna Barriera Roma.
Nei pressi di Barriera
Cavallotti, ad esempio, si poteva incontrare il garage dei Fratelli Zambelli
che proponeva per lo più dei corsi di scuola guida ma non distante si trovava anche
l’Auto-Garage Emilia, fuori Barriera Cavallotti, che noleggiava auto di lusso
oltre a offrire rifornimenti, riparazioni e cambio pneumatici per auto e moto.
Nella via Cavallotti, invece, aveva
il negozio il sig. Enrico Masera che proponeva a grandi lettere dei
disinfettanti tra cui: la cresolina (un igienizzante profumato), Lysoformio (un
disinfettante di colore giallo a base di formaldeide) e Javel (candeggina).
Nella stessa via vi era anche il colorificio
del sig. Metti che presentava sul giornale delle offerte per l’acquisto in
blocco di colori e tele utili sia a pittori, sia a imbianchini.
In quella stessa colonna si potranno
apprezzare altre inserzioni soprattutto di dottori, calzolai e tanto altro.
Fonte: Libertà |
Fonte: Libertà |
L'analisi potrebbe proseguire davvero all'infinito con migliaia e migliaia di pubblicità disparate ma purtroppo non è possibile; sono convinto che già questo piccolo esempio abbia emozionato i cultori della storia della nostra stupenda città.
L'archivio, previa registrazione, è accessibile da qui