Due dialettismi piacentini molto comuni, derivati dal nostro bellissimo vernacolo, sono i verbi e sinonimi “spargnaccare” e “spatacciare” ossia schiacciare, maciullare o addirittura “affrittellare” come indicò Lorenzo Foresti nel suo prezioso Vocabolario Piacentino – Italiano edito, in terza edizione, nel 1883.
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Secondo il Tammi la voce,
spargnaccä, deriva dal latino volgare “spataxare”, ossia battere, schiacciare e
il richiamo con il sinonimo spatazzä è molto evidente.
Difatti come già anticipato il
Foresti precisò nella sua definizione:
Spiaccicare, scofacciare, affrittellare. Comprimere tanto una cosa da renderla una frittella. In Toscana, “Fare una paniccia (una farinata a base di ceci NdA)”. “Mise sbadatamente quel peso sul piatto e fece una paniccia”. Affrittellare ha usato il Zann (Giovanni Zannoni NdA) dar busse di molte. “La badi che non venisse il marito ad affrittellarci”. Il medesimo uso potrebbe farsi di spiaccicare e scofacciare. Il verbo schiacciare vale in frangere ed è più proprio delle cose che hanno guscio.
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Nel nostro dialetto questi verbi richiamano altre voci quali: spatazzäda cioè uno schiacciamento rapido e violento, spatazzamëint o meglio uno schiacciamento e spatazzòn per richiamare una caduta quasi a spiaccicarsi al suolo; così come i corrispondenti spargnaccäda, spargnaccamëint e spargnaccòn.
Tra gli esempi che ci fornisce il Tammi vogliamo riportare:
L’ha spargnacä una vìpra, Ha schiacciato una vipera
Oppure:
In mèzz alla folla am son ciappä una spatazzä a un pé, “In mezzo alla folla mi sono preso una schiacciata a un piede”.
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