a cura di
Claudio Gallini
Oggi la nostra rubrica dedicata al dialetto piacentino tratta del termine panaròn e del relativo dialettismo locale "panarone", diffusissimo nelle parlate piacentine ed in alcune zone limitrofe, come affronteremo in quest'analisi.
Per chi non lo sapesse il cosiddetto panaròn è nient'altro che uno scarafaggio, una blatta, quell'insetto dal corpo color brunastro, che spesso e volentieri infesta le nostre case.
Un esemplare di panaròn, lo scarafaggio. (Fonte immagine: http://www.teknoitaliaservice.it) |
Facciamo un esempio pratico con questo termine applicato al dialetto piacentino:
Spatassä di panaròn, "Schiacciare degli scarafaggi".
oppure in italiano, utilizzando il dialettismo:
Avevo la casa piena di "panaroni" ed ho risolto il problema con una disinfestazione!
oppure in italiano, utilizzando il dialettismo:
Avevo la casa piena di "panaroni" ed ho risolto il problema con una disinfestazione!
Secondo mons. Tammi, autore del Vocabolario piacentino - italiano edito dalla Banca di Piacenza, il lemma deriverebbe da pan con suffisso -aròn, "-arrone" con valore accrescitivo e spregiativo, tipico del basso meridione italiano; un suffisso che nel nostro dialetto è spesso utilizzato.
Scopriamo, a titolo di curiosità, com'è chiamato questo insetto nei dintorni di Piacenza, soprattutto al di fuori dalla nostra provincia.
Nel milanese è chiamato sia panaròn, sia panaròt; a Genova è: bagùn; a Cremona è: panaròt; a Parma è: scarafàzz.
In conclusione vogliamo segnalare che in senso scherzoso possono esser chiamati panaròn, a Piacenza, anche i sacerdoti per il colore nero delle loro vesti talari; tuttavia con tono invece spregiativo si può usare questo termine quando si vuole paragonare l'insetto ad un individuo.
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