

Contenitore di tutte le eccellenze di cui il Territorio piacentino dispone. Senza alcuna presunzione, vorrebbe creare dibattiti ed idee utili per dare uno slancio culturale ad una città ed una provincia con grandi potenzialità, solo minimamente sfruttate. questo blog non ha alcuna tendenza politica.
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venerdì 28 dicembre 2007
L'Enel, il TCI ed i loro itinerari turistici...

martedì 18 dicembre 2007
Ecce Homo - Antonello da Messina
Dell'artista, sono pervenute ai giorni nostri solo una cinquantina di dipinti, che, a parere degli studiosi, rappresenterebbero circa il 20% di tutto l'operato del maestro siciliano. Il capolavoro dell'Alberoni è del 1473, ed è evidente la disperazione ed il dolore che Antonello vuole trasmettere allo spettatore; emozioni, rese ancora più intense dalle lacrime che solcano il volto sofferente ed indignato di Cristo.
Qui sotto i tre "Ecce Homo" di Antonello da Messina
mercoledì 12 dicembre 2007
Aree Militari (1)
Se ne parla da diversi anni, ma negli ultimi mesi le aree militari sono in assoluto l’argomento più discusso in città, basti pensare, che furono “il cavallo di battaglia” di entrambi i candidati sindaco alle ultime elezioni comunali ed effettivamente, la questione è delicatissima e potrebbe rappresentare una svolta epocale per il futuro di Piacenza. Infatti, la possibilità che diverse di queste aree vengano restituite alla città è sempre più concreta e questa operazione, si può tradurre in un milione di metri quadrati ridati alla popolazione piacentina.
Il demanio, venderebbe o darebbe in gestione pluriennale le sue proprietà al comune, che di conseguenza, si impegnerebbe a fornire uno spazio nella periferia cittadina dove far sorgere un polo militare che accorpi tutte le varie realtà militari presenti in città.
L’intera operazione ha dei prezzi mastodontici, si parla di 250 milioni di euro, denaro di cui il comune non dispone e proprio per questo, ora come non mai è necessario fare sistema fra tutte le forze locali, sia quelle pubbliche che private. Con queste acquisizioni la città potrebbe cambiare radicalmente aspetto, traendo enormi vantaggi sia in termini urbanistici, ambientali ed economici, è fondamentale quindi, non perdere anche questa ennesima ed irripetibile opportunità, smettiamola di ragionare da provinciali, si possono fare progetti ambiziosi anche senza essere una metropoli e, qualche realtà a noi vicina, dovrebbe averci insegnato qualcosa…
domenica 9 dicembre 2007
Veleia Romana - La Pompei del Nord Italia
Gli scavi, iniziarono nel 1760 sotto il comando di Don Filippo di borbone, duca di Parma, Piacenza e Guastalla. Durante le ricerche furono diversi i reperti che vennero alla luce: bronzi, statue, ma soprattutto, la celebre Tabula Alimentaria Traiana, la più grande tavola scritta in bronzo di tutta l'antichità romana (metri 1,50 X 3). Tutti i ritrovamenti, furono (PURTROPPO!!!) portati a Parma, dove sono tutt'ora conservati nel Museo Archeologico Nazionale della Città Ducale.
Oltre all'importanza del sito archeologico, Veleia è valorizzata dalla bellezza naturale del luogo, che rende l'intero contesto un posto incantevole. Molto suggestive e consigliate sono le rappresentazioni di teatro antico, svolte nel periodo estivo all'interno delle antiche rovine romane.
mercoledì 5 dicembre 2007
Piacenza - La Cattolica ed il Politecnico
Di più recente formazione è l'insediamento del distaccamento del Politecnico di Milano, che, dall'anno accademico 1997/1998, si è insediato all'interno della "caserma della neve" in Via Scalabrini e, da quest'anno, anche negli edifici sapientemente ristrutturati dell'ex macello comunale.
Con le facoltà del Politecnico (Ingegneria Industriale ed architettura ambientale), la città si è arricchita ulteriormente di una maggiore e prestigiosa offerta formativa che la rende più appetibile, sia per i piacentini che decidono di proseguire gli studi nella propria città che per coloro di altre realtà italiane (ma non solo), che invece la scelgono come luogo di studio e come conseguenza, spesso ci vivono .
Proprio sul tema degli alloggi per studenti, le due realtà universitarie piacentine in sintonia con il comune, si stanno muovendo per trovare soluzioni abitative per tutti i laureandi che ne hanno fatto richiesta. La presenza delle due facoltà è una grandissima opportunità per la crescita della città sia per una crescita culturale, di ricerca ed occupazione lavorativa. E' quindi necessario, non solo mantenere i due poli ai livelli attuali, ma, impegnarsi per una loro costante crescita qualitativa che garantiranno a tutta la realtà locale grandissimi benefici.
Università del Sacro Cuore - Piacenza
Politecnico di Milano - Piacenza
Collegio di Piacenza - (alloggi per studenti)
domenica 2 dicembre 2007
Piacenza ed il suo Fegato... etrusco
Testi e foto, tratti da: Il Fegato etrusco di Piacenza
La fragranza delle umide zolle, squarciate di forza dall'affilato e luccicante vomere, si disperdeva nell'aria mescolandosi con l'acre odore dei buoi accaldati. Qua e là svolazzavano gli affamati batticoda che si saziavano dei succulenti e agitati vermi. Il respiro ansante e bavoso dei due animali si univa al tonfo dei loro concordi e ritmici passi e con il cigolìo del giogo e dei finimenti. Di tanto in tanto si alzava la voce del contadino che, con l'ausilio del pungolo, ammoniva o incoraggiava ora l'uno ora l'altro bue. Questi suoni si fondevano con lo strisciare affievolito delle zolle che s'impennavano, di malavoglia, lungo il concavo versoio dell'aratro, per poi sgretolarsi inerte su quelle del solco precedente. L'insieme di questo quadro scenografico era conforme ad una magica sinfonia pastorale eseguita, nella quiete bucolica della campagna piacentina di 130 anni fa, secondo il canone di una liturgia agreste millenaria, quando l'uomo dialogava ancora con la terra.
D'un tratto questo ritmo armonioso fu interrotto da un suono discordante e repentino, di metallo contro metallo. Il contadino comandò subitamente ai buoi di fermarsi. Incuriosito esaminò il solco, e l'occhio cadde su di un oggetto di strana forma che spuntava dalla zolla appena capovolta. Lo prese in mano e lo ripulì del limo appiccicoso. La parte convessa dell'oggetto, di modeste dimensioni, si adattava perfettamente nel palmo della sua mano; sull'altro lato, leggermente concavo, c'erano invece tre protuberanze di forma dissimile. Non riusciva a capire cos'era, n'è come mai era spuntato fuori lì, e perchè proprio in quel giorno. Lo rigirò ripetutamente palpando l'oggetto con le sue mani incallite, poi lo buttò, quasi infastidito, sotto un albero del filare di pioppi lombardi rasenti al capofosso, e continuò ad arare.
All'imbrunire, finito, almeno per quel giorno, di dissodare il campo, il contadino riprese lo strano oggetto e staccati i buoi dall'aratro, li guidò verso casa per un ben meritato riposo.
Fu così, verosimilmente, che il "iecur placentinum" ossia il così detto "fegato piacentino", uno dei reperti antichi tra i più singolari ed unico esempio nell'ambito dell'archeologia Etrusca, vide la luce. Trovato da un semplice uomo, ad una spanna di profondità, durante una comune attività ciclica annuale, in un campo prativo ordinario. Analogo a questo fortuito ritrovamento del "fegato" è la leggenda della nascita di Tages, divinità con corpo di fanciullo e la sapienza di un anziano, che nella mitologia etrusca rivelò i sacri scritti, il quale sbucò d'improvviso da un solco mentre un colono arava nei pressi di Tarquinia.
Questo prezioso reperto bronzeo piacentino, che fu eventualmente donato al Museo Civico di Piacenza il primo agosto 1894 dal conte Francesco Caracciolo che l'aveva nel frattempo acquistato, e le cui dimensioni sono millimetri 126 X 76 X 60 con un peso di 635 grammi, rappresenta, con una evidente fedeltà anatomica, la forma di un fegato di pecora. Sulla parte superiore, leggermente concava con tre protuberanze, una delle quali rappresenta la cistifellea, vi sono 40 iscrizioni in lingua etrusca divise in 16 settori; inoltre, due iscrizioni si trovano sulla parte parietale al di sotto. Nei sedici settori sono inscritti i nomi di trenta divinità mitologiche etrusche, cosicchè ciascun settore corrisponde ad una specifica divisione del cielo, esattamente come gli stessi Etruschi avevano diviso il firmamento, poichè nel loro culto il fegato rappresentava l'immagine dell'ordine cosmico [1].
Ai primi tempi della scoperta non si parlava di "fegato", com' era pure ignoto il significato, l'uso e la provenienza di questo oggetto. Solo in seguito, con studi più approfonditi da storici come W. Deecke (1880), G. Körte (1905), C. O. Thulin (1906), Pallottino (1956) e Maggiani (1982) [1], fu messo in evidenza la sua importanza eccezionale. L'archeologo Luigi Adriano Milani, direttore del Regio Museo Archeologico di Firenze, fu il primo a definirlo "fegato" nel 1900 [5], seguito poi dal Körte nel 1905.