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lunedì 1 dicembre 2008

Torniamo a parlare di muri...

Sabato 29/11/08, durante la presentazione di una nuova performance artistica in Piazzetta della Ferma ad opera dell'artista piacentino William Xerra, il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, ha colto l'occasione per tornare su un argomento molto caro al sottoscritto ed a tutti gli amanti del nostro patrimonio culturale: l'abbattimento del muro del vecchio carcere. Un tema, questo del muro, per anni abbandonato dal mondo politico piacentino, da quando, negli anni novanta, venne vincolato dalla soprintendenza come bene di valenza storico artistico. Con mio grande stupore, il sindaco Reggi, ha ridato speranza a chi, come il sottostritto, da anni blatera inutilmente nella speranza che in questa città qualcosa si muova e, l'ipotetico (anche se insperato) abbattimento della cinta sarebbe davvero una rivoluzione urbanistica di un centro che da secoli è intrappolato in troppe mura.
Che dire, apettiamo i nuovi sviluppi...

5 commenti:

Gregory ha detto...

Fa molto piacere, leggendo Libertà di oggi, vedere come i piacentini interpellati sulla questione abbiano reagito positivamente alla proposta di abbattimento, più o meno parziale, del famigerato muro. Pensate a come cambiano i tempi: Erano 50 anni fa esatti quando la maggioranza dei piacentini interessati si esprimeva a favore della demolizione di quell'isolato medievale al cui posto é sorto il "terzo lotto" (o Palazzo delle Gallerie), in Via Cavour/Piazza Cavalli. Ai tempi la sovrintendenza non permise di attuare alcunchè, ma il piccone demolitore non se ne curò più di tanto ed il tutto venne spazzato via ugualmente. L'assurdità di tale opera (prevista dal PRG di epoca fascista) al giorno d'oggi risulta evidente più che mai: Decine e decine di nuovi appartamenti, negozi, uffici e garages ai margini di una Piazza Cavalli che tra ZTL e pedonalizzazione di C.so V. Emanuele é diventata di fatto un cul-de-sac per la viabilità, con la logica conseguenza di avere nei giorni feriali un continuo e disordinato spostamento di numerosi autoveicoli nel poco spazio che hanno a disposizione ai lati del mastodontico palazzo. Questo solo da un punto di vista prettamente urbanistico. Rimane poi l'enorme dispiacere di aver perso per sempre una Piazza Cavalli che pur fortemente compromessa dalla demolizione/ricostruzione dei primi due lotti, aveva ancora una sua forte integrità storico-architettonica. Ora invece, solo il minuscolo isolato che forma Piazzetta S. Francesco aiuta a far immaginare come doveva essere il lato orientale di Piazza Cavalli prima degli anni '30.

So di essere andato abbastanza off topic, ma penso che questa ritrovata voglia di scoprire gli spazi della propria città nella loro autentica bellezza, sia in qualche modo riconducibile ad una forma di nostalgica consapevolezza degli sfregi inflitti nei decenni passati a vie e piazze nel cuore urbano cittadino. Si é passati dal voler demolire cancellando memorie al voler demolire ristabilendone. Penso che ci sia una gran differenza.

Massimo Mazzoni ha detto...

Anch'io, sto assistendo con piacere a questo rinato interesse per la conservazione ed il recupero di quest'importante area urbana. Come sempre accade, non tutti si trovano d'accordo sull'eliminazione della cinta carceraria. Addirittura, gente competente come lo storico Fiori, ne difendono la conservazione, motivandola attraverso questioni storiche che, a detta dello studioso, confermerebbero che il palazzo ducale era originariamente recintato da una cinta muraria. La mia opinione sulla sua eliminazione l'ho sempre espressa, a volte fino alla nausea, sostenendo quanto potrebbe recuperare esteticamente una zona di notevole interesse architettonico. Gli scempi fatti nel secolo scorso sono evidenti e, oltre ad aver portato la costruzione di veri e propri orrori, hanno raso al suolo interi rioni cittadini. L'esperienza del passato deve almeno servire per non commettere nuovamente operazioni di cancellazione di ciò che rappresenta la nostra cultura e la nostra storia.

LaVale ha detto...

Abbattiamo anche il terzo lotto, ricostruiamo, alla Viollet le Duc, la Piacenza d'una volta... (tanto c'è già Grazzano Visconti che non è originale) ... è una provocazione, ma la storicizzazione di certi elementi urbanistici e artistici io proprio non la tollero. Vorrei Piacenza come era nella sua essenza, senza quei pugni negli occhi....

Massimo Mazzoni ha detto...

Grazie Vale, il tuo commento mi ha dato ottimi spunti per post futuri!
La tua provocazione è senz'altro forte ma, al di là della sua infattibilità, se disponessi della bacchetta magica, ripristinerei senz'altro la Piacenza architettonica del primo 900. Pensare a quanti rioni cittadini sono stati rasi al suolo nell'ultimo secolo per far posto a veri e propri scempi edilizi è raccapricciante ma, purtroppo, ormai ce li dobbiamo tenere...

Gregory ha detto...

Ciò che é stato fatto alle mura di Carcassone in Francia (vedere su Flickr), forse la più celebre e controversa opera di "restauro" di Le Duc, non mi convince molto. A questo punto piuttosto che il "mezzo falso" preferisco il falso totale a' la Grazzano Visconti. Però quando vedo le foto del centro storico di Dresda che dopo 60 anni stanno riedificato com'era prima della seconda guerra (con qualche aggiunta moderna qua e la), rimango assolutamente basito, al limite della commozione. Per darvi un'idea:

1960:

http://farm4.static.flickr.com/3055/2439773152_fb2dfd5011_b.jpg

Oggi:

http://farm4.static.flickr.com/3235/3071625489_0927a00786_b.jpg

E adesso diamo un'occhiata al terzo lotto come si presentava fin verso la fine degli anni '50:

http://i34.tinypic.com/34plx79.jpg

Direi che a questo punto le parole sono superflue... ma anche no!

http://www.skyscrapercity.com/showpost.php?p=28680864&postcount=141