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martedì 27 gennaio 2009

Povera Piazza Cavalli

Al peggio non c'è mai fine, specialmente se si parla dell'amministrazione pubblica svolta nella nostra città. L'elenco di opere pubbliche dalla dubbia qualità è lunga ed ora, non contenti di quanto fatto, si è pensato bene di "mettere mani" pure su Piazza Cavalli, il cuore pulsante (anche se ormai i battiti sono sempre più deboli) di Piacenza. L'operazione poteva anche essere sensata, ovvero una ripulitura completa delle circa 3000 lastre che compongono la piazza ed, eventualmente, la sostituzione delle pietre ammalorate. I lavori, iniziati da pochi giorni, stanno già sollevando forti polemiche, specialmente ora che può osservare una desolante anteprima di come la Piazza si presenterà alla fine della propria "riqualificazione". Lo stesso Domenico Ferrari, presidente dei FAI provinciale, ha espresso il proprio disappunto sull'operazione che si sta attuando nella Piazza principale della città. Le nuove lastre sono di un colore e spessore differente rispetto alle vecchie, e l'effetto di tante pezze è quantomeno imbarazzante. Il direttore dei lavori ha giustificato che ill tempo attenuerà le differenze cromatiche fra le pietre originali e qualle nuove.
Fra poco andrò a dormire con la speranza che questo sia solamente un brutto sogno ma, purtroppo, temo che domani realizzerò che l'effetto "rattoppo" rappresenta la deprimente realtà.

Programma dei lavori

Piazza Cavalli sotto "cura"



lunedì 26 gennaio 2009

Teatro Giuseppe Verdi - "La piccola Scala"

Un gruppo facente parte all'aristocrazia piacentina, in seguito all'incendio del 1798 che distrusse il Teatro Ducale della Cittadella, promosse l'edificazione di un nuovo teatro che, come stipulato con il Governatore per conto di Napoleone, il generale de Saint Mery
Il progetto, affidato all'architetto piacentino Lotario Tomba, vide inizio nel settembre del 1803 e terminò nel settembre del 1804. Venne inaugurato da grandi festeggiamenti da parte di tutta la città e dall'esecuzione del dramma Zamori, composto appositamente dal maestro bavarese Giovanni Simone Mayr.
Nel 1830 fu costruita la facciata su progetto Sanquirico, scenografo della Scala, che rielaborò il progetto del Tomba, diminuendone l’influsso neoclassico. Di grande eleganza e funzionalità l'antiportico; La parte inferiore è in bugnato ed è sovrastata da una splendida balconata in pietra e da un colonnato di ordine ionico.
L'interno è di chiaro stile neoclassico, molto simile al prestigioso teatro milanese se non fosse per la minore capienza e per la pianta a tre quarti di ellisse, mentre, invece, "La Scala" fu concepita dal Piermarini con una platea a forma di ferro di cavallo.

Teatro Giuseppe Verdi - Piacenza

domenica 18 gennaio 2009

Palazzo uffici - Il Mausoleo della burocrazia

Pubblico un articolo dell'amico Aldo Benedetti che, attraverso questa lettera, sintetizza perfettamente alcune controversie che da decenni attanagliano la società piacentina impedendone un suo reale sviluppo economico, sociale e culturale.
tratto dal quotidiano LIBERTA' del 14/01/09 - "Le analisi" pag. 43

Almeno si volesse realizzare un Museo d’Arte la proposta sarebbe da considerare, ma no, si insiste con un Palazzo che diventerebbe proprio il simbolo di un museo, la Colonna traiana delle pratiche cartacee, il mausoleo della burocrazia !
Il 2009 sarà l’anno del Futurismo, della celebrazione del movimento, della simultaneità e del dinamismo, ma Piacenza si avvia a diventare l’esaltazione dell’Immobilismo (potrebbe essere una nuova corrente artistica, chissà!), l’Università della Modulistica : si potrebbe quasi suggerire uno scontato gemellaggio con Fabriano, previa ovvia verifica della colorazione politica (non cartacea !).
Ecco allora un progetto futurista : perché non realizzare invece un edificio in cui richiamare tecnici locali (quanti pendolari informatici verso Milano e Parma!) e da tutta Italia in cui progettare un software che permetta il collegamento a tutti gli Utenti, magari tramite i minuscoli net-book tanto di moda o i cellulari, per sbrigare da casa o comunque in mobilità, senza recarsi presso gli Uffici comunali, le pratiche burocratiche ?
Perché non creare un centro di attrazione tecnologica in un edificio avveniristico in cui progettare tutto il software per eliminare gli uffici e realizzare uno standard nazionale di connettività ?
Questa soluzione significherebbe lavoro per tanti tecnici, diplomati e laureati, e farebbe di Piacenza un vero laboratorio di eccellenza, una sorta di “Communication Farm” (tanto per usare una terminologia vuota e altisonante tanto cara ai nostri amministratori, ma in questo caso realistica !).
Il Palazzo potrebbe essere un vero monumento alla tecnologia : i nostri Amministratori sarebbero felici di consegnarsi alla Storia come artefici di sviluppo e sostenitori di un innovativo progetto tecnologico e architettonico.
Il nome della via che ospiterà il Palazzo potrebbe essere “Via dagli Uffici” invece che “degli Uffici” : seriamente sarebbe un modo per allontanare i cittadini dalla forzata frequentazione degli uffici, evitando l’esasperazione di code, traffico, moduli e tutto l’inevitabile resto.
Saluto cordialmente e ringrazio, sapendo già a priori che non riscuoterò alcuna considerazione da parte dei nostri Amministratori, ma con la soddisfazione di aver sottoposto ai lettori un’idea alternativa e creativa, mettendo a nudo l’inconsistenza di certi progetti.
Già del resto in passato ebbi a sottoporre all’attenzione la proposta di realizzare una “Città della Moda” nel complesso del vecchio Ospedale militare, creando una vera scuola di Sartoria di richiamo internazionale (magari sotto l’egida del nostro “Re Giorgio”), ma il progetto venne frainteso come arido centro commerciale !
Bye bye Piacenza, il futuro si allontana ! … dopo il “Pollo logistico” ci aspetta il “Cappone uffici…ale” , comunque auguri a tutti !

Aldo Benedetti

Piacenza

domenica 11 gennaio 2009

Piazza Cittadella - una nuova rivisitazione

Un grosso parcheggio, l'autostazione ed il mercato rionale coperto. A questo, se non fosse per l'imponenza e la bellezza di Palazzo Farnese, è relegato il ruolo della storica e grandiosa Piazza Cittadella. Si parla da anni di una sua riqualificazione che possa, attraverso la costruzione di un parcheggio sotterraneo, ridare dignità e lustro ad una delle zone storicamente ed artisticamente più importanti ma, nonostante queste premesse, la zona è fra le più deturpate e degradate dalla città
(foto 1) (foto 2) (foto 3).
Credo che ogni piacentino vorrebbe vedere Palazzo Farnese valorizzata da un contesto che gli competerebbe e non da gli scempi edilizi che da oltre mezzo secolo lo circondano. Gregory, autore di queste elaborazioni grafiche, ha rivisitato quest'importante area cittadina immaginando come potrebbe essere se vi fossero apportate alcune modifiche atte a rendere la Piazza più gradevole e vivibile per la cittadinanza.

Piazza Cittadella (oggi)
l'idea, sarebbe una suddivisione di piazza cittadella in due semi-piazze fra loro intersecate che trovano lo loro area comune alla cittadella Viscontea, immaginata come fascia verde in continuità del già esistente fossato.
La prima semi-piazza viene delimitata dal tratto terminale di via Cittadella, una strada pedonale in acciottolato lungo il lato nord, una fascia alberata parallela all'allungamento di via bertè ed infine un asse di attraversamento carrabile lungo il lato sud.
La seconda semi-piazza, invece, viene ottenuta sfruttando la rientranza della cittadella Viscontea rispetto agli altri edifici posti al suo fianco, tra cui Palazzo Farnese; sviluppandosi poi fino al limite sud dell'intero compartimento. Oltre alla strada carrabile che taglia in due la semi-piazza, si immagina di conservare le alberature esistenti e di piantumarne delle nuove, opportunamente disposte per coprire parzialmente le facciate di più recente costruzione.
Al centro di quest'area, potrebbe trovare disposizione la colonna Mariana, ora collocata in Piazza Duomo.
Le parti carrabili potrebbero essere realizzate in porfido mentre, le aree pedonali centrali, in lastricato. Quelle laterali, invece, si potrebbe utilizzare l'acciottolato, come segno delle tradizionali e storiche strade piacentine.

Piazza Cittadella (rivisitazione di Gregory)
Personalmente trovo molto interessante questa rivisitazione di Gregory, che andrebbe a riqualificare una fondamentale zona del centro storico, nonchè a creare vero biglietto da visita della città per chi Proviene da Nord. L'unico correttivo che apporterei a questo progetto, è la collocazione della colonna Mariana che, se dipendesse da me, la toglierei da Piazza Duomo ma non la posizionerei da nessun'altra parte. Anche se, per il suo significato liturgico, trovo comunque più indicata la sua posizione attuale.

domenica 4 gennaio 2009

la crescita di Piacenza

Piacenza, come del resto la maggioranza delle città italiane, negli ultimi quindici anni ha conosciuto attraverso l'immigrazione, profondi cambiamenti sociali e culturali che ne hanno trasformato notevolmente l'aspetto e le tradizioni di alcune aree cittadine, specialmente del centro storico.
E' proprio l'immigrazione il fattore principale che, dopo un ventennio (1981-2001) di inarrestabile decremento demografico di oltre 15.000 unità, che ci ha permesso di tornare da oltre un anno sopra le 100.000 persone abitanti in città, incrementando in un solo anno di quasi 1.500 nuovi cittadini.
Evito di imbattermi in discorsi in discorsi prettamente sociologici, anche perchè non ho le nozioni adeguate che mi consentano di argomentare una questione così delicata. Certamente la questione dovrebbe far comunque riflettere. Il 14% dei residenti a Piacenza è di origine straniera e, mentre la popolazione autoctona è sempre più anziana, quella forestiera invece, è in media molto più giovane ed avvezza a procreare di quanto non lo siano i piacentini in particolari e gli italiani in generale. Ammetto, inutile essere ipocriti, che baratterei quel 14% con altri italiani. Forse per una mia chiusura mentale che sicuramente mi fa difetto (ma in certi casi la convivenza è davvero dura) mentre, se invece volessi essere puramente nostalgico, mi manca l'atmosfera cittadina che si respirava quando ero un bambino e che ora in certe zone è completamente scomparsa.
Il mio resta un discorso che lascia il tempo che trova, la realtà è questa e va accettata come tale. La società è cambiata, se in meglio o in peggio non sta a me giudicare, ma razionalmente l'unica soluzione percorribile è davvero un integrazione che sia il più completa possibile.


Piacenza agli inizi del 900