Piazza Duomo, è stata una delle protagoniste assoluta dei miei articoli, ho sempre criticato la presunta riqualificazione operata dal comune pochi anni fa. Un intervento che non ho mai capito, specialmente per il mantenimento delle due aiuole poste ai lati della piazza. Due aiuole su cui erano state piantumate dei melograni e delle essenze arboree (salvia e rosmarino) poco consone al prestigio della piazza della cattedrale. Queste aiuole, sono state x anni lasciate al loro destino su cui, raramente, è stata dedicata a loro la giusta cura, lasciando crescrere spesso a dismisura le essenze in questione e, di conseguenza, rendendo i due spazi un "terreno fertile" per chiunque volesse gettare le proprie cartacce. Inoltre, l'alta vegetazione, impediva spesso la visione completa della piazza. Ora, da pochi giorni a questa parte, sono state estirpate le essenze dalle aiuole e mantenute solo le piante di melograno. L'effetto attuale, nonostante debba crescere l'erba (spero erba!) seminata, è a parer mio decisamente migliore rispetto a quanto fosse solo pochi giorni fa. A questo proposito, dato che ho spesso contestato il degrado di Piazza Duomo, non posso che complimentarmi col Comune di Piacenza per quest'inattesa cura nei confronti di un luogo che merita la massima attenzione, data l'importanza culturale, civica e e religiosa che da sempre riveste.
Contenitore di tutte le eccellenze di cui il Territorio piacentino dispone. Senza alcuna presunzione, vorrebbe creare dibattiti ed idee utili per dare uno slancio culturale ad una città ed una provincia con grandi potenzialità, solo minimamente sfruttate. questo blog non ha alcuna tendenza politica.
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domenica 25 ottobre 2009
PIAZZA DUOMO - sarà la volta buona?
Piazza Duomo, è stata una delle protagoniste assoluta dei miei articoli, ho sempre criticato la presunta riqualificazione operata dal comune pochi anni fa. Un intervento che non ho mai capito, specialmente per il mantenimento delle due aiuole poste ai lati della piazza. Due aiuole su cui erano state piantumate dei melograni e delle essenze arboree (salvia e rosmarino) poco consone al prestigio della piazza della cattedrale. Queste aiuole, sono state x anni lasciate al loro destino su cui, raramente, è stata dedicata a loro la giusta cura, lasciando crescrere spesso a dismisura le essenze in questione e, di conseguenza, rendendo i due spazi un "terreno fertile" per chiunque volesse gettare le proprie cartacce. Inoltre, l'alta vegetazione, impediva spesso la visione completa della piazza. Ora, da pochi giorni a questa parte, sono state estirpate le essenze dalle aiuole e mantenute solo le piante di melograno. L'effetto attuale, nonostante debba crescere l'erba (spero erba!) seminata, è a parer mio decisamente migliore rispetto a quanto fosse solo pochi giorni fa. A questo proposito, dato che ho spesso contestato il degrado di Piazza Duomo, non posso che complimentarmi col Comune di Piacenza per quest'inattesa cura nei confronti di un luogo che merita la massima attenzione, data l'importanza culturale, civica e e religiosa che da sempre riveste.
martedì 20 ottobre 2009
Piazzale Libertà e la "cosa pubblica"
Tiziano Fermi
Presidente
Associazione “Piacenza Urbis T.c.m.”
lunedì 19 ottobre 2009
Pellegrini di passaggio nella Piacenza di metà ‘700.
Qualche anno fa, visitando una Pieve a Gemonio (Chiesa di San Pietro X-XI sec, Gemonio VA), comprai un libricino ad un banchetto della parrocchia. Questo libretto riportava alcune parti di due diari di pellegrinaggi a Roma, uno compiuto da un parroco di Gemonio nella seconda metà del 700 e, l’altro, da una confraternita comasca. Il loro viaggio fino a Roma, passando sulla via Emilia, non tralascia le nostre terre, leggendolo si trovano così descrizioni delle bellezze artistiche e dell’ospitalità piacentine, nonché alcune testimonianze di opere d’arte ormai a noi non più visibili. Anche se brevi, queste testimonianze, ci ridonano un piccolo tassello di una Piacenza del passato.
Il parroco di Gemonio verso Roma ( 18 aprile 1781)
..(…)..Piacenza è una città di belle contrade. Il palazzo Scotti ha un esterior gusto romano di contro alla canonica dei Rocchettini, la di cui chiesa bella ha cinque navate. In sagrestia la “Passione di Cristo” mirabilmente scolpita in tre pezzi di legno orientale incorruttibile e sotto la “Natività di Cristo”.
Un Ostensorio. Oh, che bella libreria! La prima stanza è assai grande; la seconda pur grande; la terza picciola, è un museo. Due libri, uno di rami antichi, e preziosi, l’altro stampato a Parma del valore di 18 zecchini. Il gran Refettorio ornato di stucchi indorati alla moderna, con un quadrone di fronte stimato e bello del Lomazzo, dove per altro vi sono delle sproporzioni. (pittore d’idea servile. Il padre lettore Torinesi gentilmente ci favorì, ed accompagnò per la città. Visti i cavalli di bronzo e l’anfiteatro antico sulla piazza).
In Fiorenzuola ad 1 di notte. Contrasto col vetturale, Borgo grande. Bella la torre del campanile. 13 canonici, 16 cappellani. Cena in casa dello speziale amico del padre don Raimondo Besozzi cistercense, buon vino.
A’26 aprile. Partimmo summo mane, cioè alle ore 9 e mezza, pioggia tutto il viaggio, giunti inParma, alle 17 e mezza cessò. Qui si pranzò e cenò all’osteria magnifica del Pavone, pulito, e male e caro: il cameriere padovano ci godé. Le donne portano una mantiglia d’indiana con un cappuccio. Chi non riderebbe? Le viti pendono dagli olmi, qui si assoldò con tre paoli un cicerone, che ci fu guida dappertutto..(…)
La confraternita comasca di San Giovanni decollato in viaggio per Roma. (26 febbraio 1725).
Primo marzo.
A 24 ore arrivò la confraternita in Piacenza favorita dalle calde raccomandazioni con una di lettere del signor conte Barni appresso il vescovo di detta città, nella quale si fece entrata cola esenzione del porto, e coll’incontro della confraternita e dell’infinito numero di popolo coll’accompagnamento di gran nummero di torchie, e nel medesimo modo consegnata all’alloggio della Croce Bianca. Movevano a stupore gli abitanti di quella città che longo trato sostavano attendendo la compagnia a tutto prospetto con indicibile invero il giubilo manifestato a tutto sfarzo di torchie, con che fu ricevuta la compagnia a quell’oratorio e da quello accompagnata all’alloggio di Croce Bianca, dove con umiltà troppo grande fu servita da quei cavalieri. La mattina seguente ritornarono detti signori a dar la levata festivamente vestiti, conducendo i pellegrini confratelli a veder la cose più meravigliose della città, fra le quali il mirabile esempio della Passione di Cristo intagliato a miracolo nella sagrestia de padri agostiniani rochetini e la stupenda opera a pennello di Giovanni Paolo Lomazzo milanese nel refettorio di detti padri. Detto giorno, dopo provvisti a soddisfazione del serenissimo principe che li volle vedere ordinati dalla finestra, fu introdotta la confraternita nella cittadella ed ivi, d’ordine di sua altezza le fu fatto vedere tutto che di belo era in detto luogo, massime nelle cantine ove si contenevano in 8 mila brente di vino. Le fu pur fatto vedere il pranzo apparecchiato per la serenissima di Modena, e fra le altre cose si ebbero ad ammirare le fragole e castagne fresche. Doppo condotta la confraternita al mentovato allogio di Croce Bianca si trovò preparato un sontuoso pranzo di pesci marini e vini rarissimi, d’indi partì sulle 20 ore colla benedizione di monsignor signor Barni vescovo di quella città accompagnata da tutto il pubblico a tiro d’ochio. 3 detto (mese) S’incamminò la compagnia doppo il pranzo alla volta di Parma..(…)…
Tratto da “in viaggio per Roma” a cura di V. Arrigoni, G. Pozzi, Gr. Arch. Parr.
Pubblicazione Pro Oratorio (ed. I quaderni di Gemonio).
articolo di:
Chiara Belloni.
lunedì 12 ottobre 2009
Piazzale Libertà - questione di palle
Nelle intenzioni della giunta, c'è la volontà di recuperare un'ampia fetta del Piazzale e, quindi, di di offrire alla cittadinanza un nuovo spazio aggregativo, abbellito da una pavimentazione in porfido, una fontana dai suggestivi giochi d'acqua e da nuove aree verdi. La realizzazione del piazzale, non ha evitato polemiche legate all'aspetto urbanistico. A muovere severe critiche ai lavori, è stato Giorgio Cisini, consigliere del Partito democratico che, sui lavori in corso, ha criticato l'inserimento dei colonnotti posticci, imitazione di quelli già storicamente presenti sullo stradone rinascimentale e, considerati dal politico un "falso storico". Ad alimentare le polemiche, vi è anche la futura collocazione di sedici dissuasori sferici in ghisa o in granito, soluzione poco apprezzata dai puristi che ne eviterebbero la postazione, considerandoli anch'essi non coerenti alla storia del sito in cui verranno immessi.
Personalmente, allo stato attuale dei lavori, trovo interessante e suggestiva l'idea di creare un nuovo spazio aggregativo che, se saggiamente realizzato, potrebbe donare alla città un nuovo luogo dove potersi incontrare e godersi l'ingresso alla via più maestosa della città, lo Stradone Farnese.
Personalmente, opto sempre a soluzioni puriste, rispetto ad altre troppo ardite che possano snaturare il contesto storico sul quale si interviene; Fondamentale, comunque, che i lavori mantengano un'alta qualità esecutiva, aspetto assolutamente non scontato, dato gli interventi discutibili di questa e delle amministrazioni passate.