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giovedì 27 luglio 2017

A tòc e bucòn parlùm ad... panaròn

a cura di
Claudio Gallini



Oggi la nostra rubrica dedicata al dialetto piacentino tratta del termine panaròn e del relativo dialettismo locale "panarone", diffusissimo nelle parlate piacentine ed in alcune zone limitrofe, come affronteremo in quest'analisi.

Per chi non lo sapesse il cosiddetto panaròn è nient'altro che uno scarafaggio, una blatta, quell'insetto dal corpo color brunastro, che spesso e volentieri infesta le nostre case.


Un esemplare di panaròn, lo scarafaggio.
(Fonte immagine: http://www.teknoitaliaservice.it)

Facciamo un esempio pratico con questo termine applicato al dialetto piacentino:

Spatassä di panaròn, "Schiacciare degli scarafaggi".

oppure in italiano, utilizzando il dialettismo:

Avevo la casa piena di "panaroni" ed ho risolto il problema con una disinfestazione!


Secondo mons. Tammi, autore del Vocabolario piacentino - italiano edito dalla Banca di Piacenza, il lemma deriverebbe da pan con suffisso -aròn, "-arrone" con valore accrescitivo e spregiativo, tipico del basso meridione italiano; un suffisso che nel nostro dialetto è spesso utilizzato. 

Scopriamo, a titolo di curiosità, com'è chiamato questo insetto nei dintorni di Piacenza, soprattutto al di fuori dalla nostra provincia.

Nel milanese è chiamato sia panaròn, sia panaròt; a Genova è: bagùn; a Cremona è: panaròt;  a Parma è: scarafàzz. 


In conclusione vogliamo segnalare che in senso scherzoso possono esser chiamati panaròn, a Piacenza, anche i sacerdoti per il colore nero delle loro vesti talari; tuttavia con tono invece spregiativo si può usare questo termine quando si vuole paragonare l'insetto ad un individuo.





Claudio Gallini è perito industriale e appassionato studioso di storia locale e di dialetti, soprattutto dell’alta val Nure dove risiedono le sue radici, fonti d'ispirazione per le sue ricerche.

giovedì 13 luglio 2017

C’era una volta a Piacenza… gli antichi ducati di Parma, Piacenza e Guastalla (seconda parte)

a cura di 
Claudio Gallini







Nel precedente post, abbiamo iniziato a scoprire alcune interessanti informazioni statistiche riguardanti Piacenza in epoca preunitaria.


Si è voluto utilizzare come fonte primaria il “Dizionario corografico dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla”, redatto dal prof. Gaetano Buttafuoco e abbiamo rilevato importanti informazioni riguardanti il clima, la popolazione, il territorio, le produzioni, le arti e commercio, oltre alle monete, pesi e misure in uso a quei tempi a Piacenza.

bandiera di stato Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, 1851-1859
(Fonte immagine: www.portalestoria.net)


Oggi concludiamo questo viaggio trattando invece di amministrazione pubblica all'interno dei ducati prima elencati; un tema apparentemente noioso ma che in realtà permette un possibile confronto con l'attualità.


Il Governo

Il governo dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla era una monarchia assoluta ed al sovrano spettava la completa gestione amministrativa e legale dello Stato. 
Il sovrano poi aveva anche il potere di eleggere tutti gli impiegati dello Stato, nominare i magistrati ed i funzionari.


Il Ministero

Il Ministero era composto da vari presidenti quali: Finanze, Interno, Dipartimento militare, Segretario di Gabinetto e l'incaricato delle relazioni estere.

Al dipartimento finanziario dipendevano le contribuzioni pubbliche, il catasto, Il demanio, le monete, il debito pubblico, le pensioni, le poste, le acque, le strade, i soccorsi, le carceri.

Al Ministero dell’Interno dipendevano: l’amministrazione territoriale, la tutela amministrativa dei comuni e dei luoghi pii, l’amministrazione della giustizia, la polizia, il buon governo delle carceri, la stampa, il culto, il regio diritto, le relazioni con l'estero in via non diplomatica, i pubblici archivi, l’Accademia delle Belle Arti, il museo, le biblioteche, l’educazione e l’istruzione pubblica, la polizia sanitaria, l’agricoltura, il commercio, l’industria e la statistica.

Al dipartimento miliare spettavano invece tutte le questioni attinenti alla milizia, mentre il Segretario di Gabinetto era incaricato alle relazioni estere in via diplomatica.


La Giustizia

A Piacenza vi era un "Tribunale collegiale" per le udienze pubbliche o meglio un "Tribunale d’Appello" che valeva per tutto lo Stato. 
Il “Tribunale supremo di Revisione” aveva invece sede a Parma. 
A Piacenza si trovava anche un “Tribunale civile e criminale” che gestiva tutto il territorio piacentino; per Parma e Guastalla la sede di quest’ultimo si trovava a Parma.

Le “giudicature inferiori”, così le chiama Buttafuoco, erano esercitate da 43 pretori, di cui 17 erano nel ducato di Piacenza, 19 a Parma e 3 a Guastalla.

Una moneta del Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, con l'effigie di Maria Luigia.
(Fonte immagine: www.wikipedia.com)


La legislazione

La legislazione amministrativa era pressoché la stessa dell’allora cessato Impero francese ed esisteva una “Raccolta di leggi emanate dal 1814 in poi”; si vuole comunque citare la presenza di un Codice Civile e Penale, di Procedura Civile e Criminale pubblicati nel 1820, che il Buttafuoco definisce “de’ più bei monumenti di gloria della regnante Duchessa”.


I Comuni

In tutto lo stato si contavano 105 comuni rappresentati da un “Consiglio di Anziani” amministrato dal Podestà che a sua volta era aiutato da alcuni “Sindaci” e da “Assessori”. Queste figure erano tutte nominate dal Sovrano.


Le contribuzioni pubbliche

Le contribuzioni avvenivano in due modalità. 
La prima era denominata “diretta” e si suddivideva a sua volta in tre tipologie: la cosiddetta prediale che erano le tasse sulle terre e sugli immobili in base alla rendita catastale; la personale pagata da ogni individuo che abitava all'interno dello stato con qualche eccezione (una sorta di odierna IRPEF senza voler offendere i fiscalisti); infine vi era la tassa delle patenti pagata da tutti i commercianti, industriali e così via.
La seconda modalità definita allora era quella "indiretta" che a grandi linee racchiudeva: le multe, i dazi, le regalie, le carte bollate, etc.


La milizia

Il corpo militare dello stato consisteva in una compagnia di “guardia d’onore” che aveva un drappello a Piacenza, a Fidenza e un altro nel distretto della val Taro. 
Il palazzo ducale disponeva invece di una guardia formata da alabardieri. 

La descrizione prosegue elencando dei corpi a cavallo, a piedi sparsi un po’ in tutto lo stato, due battaglioni di linea ed un corpo di "sedentari".


Istruzione ed educazione


La pubblica istruzione maschile era governata da una “legge della scuola” del 1831 che definiva tre tipologie di scuole pubbliche.

La prima categoria di scuola descritta era chiamata “superiore e facoltativa” che aveva sede anche a Piacenza; la seconda tipologia era invece quella “secondaria” aperta solo nei capoluoghi di territorio e nei centri più popolati, mentre l’ultima categoria era la “primaria” poste invece in tutti i comuni dello Stato.

Alla scuola primaria veniva insegnata la religione cattolica, morale civile, la lettura, la calligrafia, la matematica, la geografia e la storia.

Nelle scuole secondarie era insegnato il latino, l’italiano e le belle lettere.

Le scuole superiori invece permettevano di abbracciare la teologia, la giurisprudenza, la medicina, la chirurgia, la farmacia, la veterinaria, la fisica, la matematica e la filosofia.

A Piacenza si trovava la facoltà di legge e due cattedre d’istituzione chirurgica e di anatomia e fisiologia oltre ad una cattedra di lingua francese.

All’Istituto Gazzola di PIacenza venivano insegnate le belle arti e si era stabilita una scuola di geometria descrittiva per le arti e mestieri, ed una d’aritmetica.

Era segnalata a Piacenza anche una scuola di canto e di musica.

Si chiude così questo viaggio breve, ma ricco di informazioni, nel mondo piacentino di circa duecento anni addietro.





Claudio Gallini è perito industriale e appassionato studioso di storia locale e di dialetti, soprattutto dell’alta val Nure dove risiedono le sue radici, fonti d'ispirazione per le sue ricerche.

giovedì 6 luglio 2017

A tòc e bucòn parlùm ad... magiùstar

a cura di
Claudio Gallini



Un altro vocabolo che si vuole analizzare in questa rubrica riguarda il piccolo ma gustoso frutto rosso che i piacentini indicano come magiùstar, ovverosia la fragola. 

Mons. Tammi riferisce che la voce piacentina ha un’origine mediterranea dalla quale deriverebbero altresì: magiustrèra, magiustrèina e anche magiustrèin che scherzosamente è oggetto di motteggio da parte dei piacentini nei confronti degli abitanti di Cortemaggiore poiché: 

I magiustrèin ad Curtmagiùr vann a cattä i magiùstar con la scàla.

Il lemma dialettale, con piccole variazioni linguistiche, è condiviso in buona parte dell’Emilia occidentale, nella Lombardia meridionale e nel Piemonte orientale e secondo alcuni linguisti, la voce deriverebbe da “maggio” cioè il mese in cui maturano i primi frutti.

A titolo di curiosità riportiamo che con il termine “magiostrina”, s’intende altresì il cappello maschile di paglia rigida forse in origine indossato dai venditori di fragole.

Fonte immagine: internet

In alta val Nure, a titolo informativo, la fragola è invece chiamata mürél e in questo caso l’influenza ligure è determinante; ad Airole (IM) è difatti denominata merélu, a Calizzano (SV) è muréi, a Zoagli (GE) è merélu e così via. 

L’etimologia della voce alto valnurese, strettamente legata a quella ligure, è da ricercarsi nel dizionario di Giovanni Casaccia dove ci appare come “mélo” ovvero “sorta di piccol frutto primaticcio, rosso, odoroso, e da un gusto graditissimo”, come una piccola mela (dal latino melum).










Claudio Gallini è perito industriale e appassionato studioso di storia locale e di dialetti, soprattutto dell’alta val Nure dove risiedono le sue radici, fonti d'ispirazione per le sue ricerche.