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lunedì 27 dicembre 2010

Piacenza nel caos nel XV secolo - 2ª parte


Un ringraziamento all'amico Claudio Gallini, pubblico con piacere la seconda e ultima parte di una sua ricerca storica sulla situazione, talvolta di disagio, che si "respirava" nella Piacenza del XV° secolo e, di conseguenza, nella sua provincia; in particolare nella bellissima Valnure
Massimo Mazzoni


Nella prima metà del XV secolo, mentre a Piacenza si soffriva il forte stato di “sbandamento” del Ducato di Milano, nasceva invece nella nostra provincia un’entità a sé, capace di distinguersi dallo “Stato”, capace di amministrarsi e di autoregolarsi autonomamente: la “Magnifica Università di Valnure”.
Questa istituzione, rappresenta una nota poco conosciuta da molti della nostra storia locale, ma che trovò nel borgo di Bettola il suo centro governativo; una grande competenza territoriale che comprendeva 21 comuni.
La Valnure non era più soltanto una realtà geografica, ma diveniva una forte realtà politica.
Le signorie, dal canto loro, poco potevano fare contro l’animo sovversivo dei montanari poco disponibili a pagare dazi e gabelle, e l’unica soluzione per assoggettarli era quella di scendere a compromessi permettendo loro numerose immunità fiscali.
Tutto ebbe inizio il 1° Novembre 1441, quando, Filippo Maria Visconti concesse loro diversi sgravi, cedendo alla Valnure 1000 ducati e promettendo di mantenere la Valle con i suoi abitanti sotto il suo immediato governo e tutela, senza mai infeudarla ad altri.
Le stesse condizioni vennero successivamente riconfermate da Francesco Sforza nel 1452, e così fino al 1516 da Francesco I re di Francia.
Tra le numerose immunità fiscali elenchiamo: L’esonero dalle imposte straordinarie, dai dazi sul vino e sul bestiame, dalle funzioni militari; Il diritto di estrarre 400 pesi di sale dai pozzi di Salsomaggiore (terra originariamente piacentina); esenzione dalla compartecipazione dell’inghiaiatura e riparazioni dei ponti sulle strade romee ed altre vie di pianura.
Un successivo riconoscimento arrivò nel 1523 quando papa Clemente VII nominò la “Magnifica Università di Valnure”, dove il termine “Università” aveva il chiaro significato di “Comunità”, la quale riuscì a sfiorare i giorni nostri fino al XIX secolo.
Sempre nel 1523, il 17 dicembre, il pontefice aggiunse un altro importante privilegio alla Valle, ovvero l’istituzione della “Fiera Settembrina” da tenersi ogni anno in settembre nella piazza di Bettola (Fiera tuttora esistente).
La Valnure appariva così come un territorio autonomo, non solo dalla congregazione dei comuni piacentini ma anche dalla stessa Piacenza in quanto aveva propri statuti e regolamenti.
Il responsabile del buon andamento era il Priore, che vestiva i panni del “capo” e godeva di un certo numero di diritti; sotto di lui vi erano: il tesoriere, il cancelliere ed il consiglio formato da ventiquattro deputati chiamati anche rurali.
Il Priore rimaneva in carica un anno e veniva eletto dal popolo di Valnure, mentre la nomina dei deputati avveniva ogni tre anni.
Le autorità centrali del “Ducato parmense” tentarono successivamente, in più riprese, di ledere questi diritti, ma i valnuresi riuscirono a sempre difenderli a denti stretti, nonostante numerose controversie giuridiche non affrontate in quest’analisi.
L’antica istituzione dell’ “Università di Valnure” cessò di esistere con l’avvento di Napoleone Bonaparte, e di essa rimane oggi il simbolo di questa comunità impresso sullo stemma comunale di Bettola, a ricordo dell’orgoglio per la libertà che ancora scorre nel sangue dei valnuresi.

piacenza


Simbolo della Magnifica Università di Valnure,
oggi riportato sullo stemma comunale di Bettola.