Pur non comparendo in nessun testo evangelico, l'incontro fra i due bambini, San Giovanni e Gesu, fu un tema di grande successo nella pittura fiorentina del XV secolo, con l'intenzione di umanizzare la figura della divinità e di esaltare gli affetti familiari.
La scena è posta all'interno di uno splendido roseto fiorito che lascia intravedere un paesaggio che si perde in lontananza. Il roseto caricato da un forte simbolismo; infatti, le rose, oltre al classico significato della verginità di Maria, con il loro colore rosso rappresentano l'evidente allusione al sangue di Cristo e, quindi, al suo futuro sacrificio.
Sconosciuta sia la committenza che la destinazione originaria del tondo. La prima documentazione è del 1642, relativa ad un inventario dei beni di Federico II° Landi custoditi nella fortezza di Bardi. Dell'opera se ne perdono le tracce fino al 1860, quando il castello passa al Demanio del Regno d’Italia è allora che il dipinto viene riscoperto. In un primo tempo è assegnato alla Pinacoteca di Torino, ma l’allora sindaco di Piacenza, Faustino Perletti, lo ottiene come dono alla città da parte del Governo.
il recente restauro condotto nel 2004, fornisce agli studiosi nuove indicazioni diagnostiche e, proprio da quest'ultimo intervento di recupero sono scaturiti nuovi studi scentifici sulle tecniche e sui significati dell'opera da cui è nato un Volume a cura di Davide Gasparotto (storico dell'arte della Soprintendenza per il Patrimonio Storico e Artistico per le province di Parma e Piacenza) e Antonella Gigli (direttrice dei Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza).
Tondo di Botticelli
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