Posta sullo "Stradone Farnese", è la chiesa più imponente della città, l'unica composta da cinque navate. Edificata a partire dal 1550 rappresenta un'opera di assoluto interesse; consiglio quindi, a chi ne avrà la possibilità, di farci una visita la prossima settimana, sfruttando la straordinaria apertura in quanto sede dell'evento "l'Arte di arredare". La manifestazione, iniziata Giov. 20 settembre preseguirà nei giorni 27-28-29-30.
Ne consiglio la visita, in quanto si può visitare un monumento solitamente chiuso al pubblico in quanto sconsacrato e poter ammirare le bellissime esposizioni di design ed arte moderna esposti al suo interno.
Superflio dire che la chiesa sarebbe la sede ideale per tutte le mostre di alto livello, a parer mio molto più indicata rispetto al salone del Palazzo Gotico ormai sede naturale di tutti gli eventi artistici più importanti.
Qui sotto una breve descrizione di S. Agostino, tratto da www.vacanzeitinerari.it
I lavori per il convento di S. Agostino furono iniziati nel 1550, secondo un unico grande progetto che prevedeva la costruzione di tre ampi chiostri e di una chiesa a cinque navate con cupola e «crosere», colonne binate e pilastri accorpati. Gli edifici conventuali, oggi parte della Caserma Cantore non sono visitabili. Particolarmente interessante è il primo chiostro, in cui si è adottato l'ordine tuscanico nelle logge inferiori e una serie di serliane per quello superiore. La chiesa (1570-87) fu costruita dal piacentino Bernardino Panizzari, detto il Caramosino, a cui è tradizionalmente attribuita anche I'ideazione del progetto architettonico, riferibile invece, secondo studi più recenti, a Cristoforo Lombardo, un architetto milanese aggiornatosi sull'opera di Giulio Romano, autore di una serie di edifici particolarmente significativi e che presentano soluzioni simili a quelle adottate a s. Agostino. Preceduta da una facciata neoclassica, eretta tra il 1786 e il 1792 seguendo i disegni di Camillo Moriggia (Ravenna 1743-1795), autore, tra l'altro, del sepolcro di Dante a Ravenna, la chiesa è stata recentemente restaurata. L 'interno, a cinque navate, separate da coppie di colonne in granito e da pilastri accorpati, dalle linee maestose e solenni, rivela interessanti soluzioni spaziali nel sistema delle coperture delle ali laterali e all'incrocio del transetto, sormontato da una grandiosa cupola.
Con la soppressione dei Canonici Lateranensi la chiesa fu spogliata dei suoi arredi, in parte riutilizzati in altre chiese cittadine e del territorio (l'altar maggiore e alcune strutture marmoree delle cappelle laterali si trovano, per esempio, nella parrocchiale di Rivergaro). Sono inoltre esposti al Museo Civico la fontana del Mosè e la splendida statua lignea di S. Agostino del XVIII. Conservano invece la loro ubicazione originaria, seppure mutilate dalle truppe francesi, le calibratissime decorazioni in stucco e le statue, opera di Giulio Mazzoni (Piacenza 1525 c.-1589 c.), formatosi a Firenze e a Roma (fu allievo del Vasari e di Daniele da Volterra), rientrato a Piacenza nel 1576 dove fu impegnato nei più importanti cicli decorativi. Dell'originale decorazione affrescata, che doveva coinvolgere tutta la struttura del tempio, rimangono alcune tracce rilevanti. La complessità del programma è testimoniata dal transetto destro, nella cui lunetta, ai lati della serliana, fu affrescata un' Annunciazione da G.B. Trotti detto il Malosso (Cremona 1556-Parma 1619), discepolo di Bernardino Campi, impegnato lungamente a Piacenza (1583-1615). Formatosi alla scuola cremonese fu poi influenzato dagli esiti correggeschi approdando ad una pittura devozionale rigorosamente attenta ai principi tridentini, con soluzioni vicine a quelle del Barocci.
È andato purtroppo perduto nei bombardamenti del 1945 l'affresco del refettorio, opera di Giovan Paolo Lomazzo (Milano 1538-1600) noto per il celebre trattato sulla pittura e i suoi rapporti con Leonardo.
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