Da quel momento il quadro è diventato il pezzo più famoso e prezioso della pinacoteca di Dresda, mentre a noi non resta che una misera copia fatta da Pier Antonio Avanzini (1656-1733). Negli ultimi anni, varie associazioni culturali piacentine hanno tentato di riportare a Piacenza, almeno temporaneamente il quadro Raffaelliano, ma purtroppo, la Galleria tedesca si è sempre opposta fermamente alle nostre richieste.
Francamente sarebbe un sogno poter vedere questo capolavoro nella sua sede originale, ma credo che questo sia davvero una missione (purtroppo) impossibile.
Da notare come quest'opera debba la sua celebrità non solo per il suo inestimabile valore, ma soprattutto per un discorso prettamente commerciale, infatti i due putti sono stati e vengono tutt'ora utilizzati per realizzare gadget di ogni tipo.
Una breve cronistoria, tratta fa wikipedia...
"La Madonna Sistina" è un dipinto su tela di cm 265 x 196 realizzato tra il 1512 ed il 1514 circa dal pittore Raffaello.
È conservato al Staatliche Gemäldegalerie di Dresda.
Questo quadro era conservato nella chiesa di San Sisto a Piacenza fino nel 1754 quando Augusto III di Sassonia l'ha acquistato.
La figura della Vergine è la più maestosa di tutte le rappresentazioni di Raffaello della madre di Gesù; è l'unico dipinto a tutta altezza della Vergine ed è quasi a grandezza naturale. Incede verso la balaustra scalza e senza aureola ma circondata da luce, con in braccio il Bambino; entrambi fissano lo sguardo verso lo spettatore. A sinistra, San Sisto si inginocchia su una nuvola e guarda con reverenza la visione celestiale della Vergine e del Bambino, indicando con la mano gli spettatori. A destra, Santa Barbara si genuflette elegantemente di fronte alla Vergine ed al Bambino, ma il suo sguardo è diretto in basso verso i due angioletti. Gli angioletti aggiungono una nota di deliziosa informalità al dipinto; l'oggetto di legno sul quale si poggiano secondo alcuni sarebbe la bara di Papa Giulio II.
In questo quadro Raffaello, attraverso un processo di depurazione iconografica che libera il dipinto da elementi accessori, rappresenta non la visione del divino da parte dei devoti, ma il divino che appare e va verso i devoti, qui non rappresentati ma chiaramente percepibili, attraverso i gesti e gli sguardi del gruppo sacro, al contempo la tenda e la balaustra servono da punto di tangenza fra il celeste e l'umano.
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