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lunedì 25 agosto 2008

L'AREA DEL VECCHIO CARCERE - il sogno disegnato

Ringraziando pubblicamente Gregory, pubblico il suo bellissimo rendering su come potrebbe essere tutta l'area del vecchio carcere, privata dell'opprimente cinta muraria, lastricando la piazza e le strade con una pavimentazione in pietra e, creando nell'area che si affaccia verso la Chiesa delle Benedettine, un'area verde attraverso delle aiuole sapientemente disegnate.
Lascio a voi il giudizio in merito a questa soluzione, personalmente la trovo ottima ma, ahimè, temo che rimarrà solamente utopia. L'area in questione è ricca di fascino, una rivisitazione che non sia solo virtuale dovrebbe essere un impegno sia per la giunta quanto per la soprintendenza che assurdamente impedisce l'abbattimento della cinta che, da un secolo, priva i piacentini di questo stupendo isolato cittadino.

Progetto di recupero dell'area del vecchio carcere - (Opera di Gregory)


9 commenti:

Anonimo ha detto...

Più che privare, a parer mio la cinta preserva il bellissimo spazio al suo interno. Già mi vedo le aiuole trasformate in cacatoio canile (o - peggio - tappeto per ubriaconi) e la piazza distrutta con aiuole stile piazza duomo o con fontane stile piazzale Torino. Scusate la provocazione, ma credo che a Piacenza sia meglio che tutto rimanga nascosto, altrimenti lo si rovina (come avverrà per piazza Sant'Antonino).
aval

Gregory ha detto...

Ben vengano le provocazioni, però se permetti, é proprio questo pessimismo cosmico il principale ostacolo a qualsiasi idea di cambiamento che sia minimamente ambiziosa per il nostro centro storico.
Rilevare i potenziali punti critici di un'opera é un passaggio fondamentale durante la stesura di un qualsiasi progetto che vuole essere di "qualità" (la parola magica!), non deve essere un alibi per giustificare lo status quo, IMHO.
La cinta muraria al giorno d'oggi non assolve più alla sua funzione originaria, il suo valore storico é pressochè irrilevante e non fa altro che avvilire il contesto urbano in cui é collocata. Se proprio ci si vuole accontentare di un'azione leggera, basterebbe sostituirla con una cancellata stile giardini Margherita. Farebbe già una grande differenza a mio avviso.

Massimo Mazzoni ha detto...

Mi trovo completamente d'accordo su quanto detto da Gregory, anche se, parzialmente, capisco l'intervento di "anonimo" dato che anch'io nutro poca fiducia in questa giunta, non per il colore che essa porta, ma per alcune scelte urbanistiche che mi hanno trovato assolutamente contrario.
Ad ogni modo, è si vero che la città deve cambiare mentalità se si vuole stare al passo delle città a noi limitrofe. La cinta muraria non ha alcun valore storico ne tanto meno artistico, quindi, non si capisce proprio per quale motivo sia stata vincolata dalla soprintendenza. Piacenza è obbligata a cambiare, le aree militari che verranno "liberate" ce lo imporranno, però, proprio a questo proposito bisogna iniziare a pensare ad una riqualificazione ambiziosa che ne ridisegni il profilo urbano senza però stravolgerne l'integrità storica della città stessa.

Anonimo ha detto...

Premesso che il pessimismo non è circoscritto agli interventi piacentini, ma si alarga anche a quelli nazionali (si pensi al sarcofago dell'Ara Pacis di Roma) - in cui si è perso il senso della Bellezza, oltre che quello funzionale degli interventi e premesso che, per fortuna (sia detto con ironia), non sono architetto, ritengo che quella cinta muraria, sebbene abbia perso la sua funzione e soprattutto, a vostro dire, non abbia particolare valore artistico e urbanistico, preserva l'area in oggetto, che altrimenti diverrebbe - appunto - soggetto per architetti che comincerebbero a piazzare fontanelle, aiuole, ecc. La cancellata - come testimoniano i Giardini Margherita - non è sinonimo di "preservare"; detto questo, si potrebbe comunque trovare il modo per rendere accessibile l'area alla cittadinanza, un po' come avviene per il cortile del Farnese.

Riguardo alle città a noi vicine, bisogna però stare attenti a non creare quella gara a sorprendere che spesso creano più delusioni che altro. A me per esempio non piace molto Piazzale della Pace a Parma, anche se il verde è ben sfruttato dai cittadini ed anche se di certo andava tolto il parcheggio.
Aval

Massimo Mazzoni ha detto...

Devo riconoscere, che le tue considerazioni trovano assolutamente una loro logica e coerenza. Però, consideriamo questo: Il centro storico cittadino dispone, a causa delle aree militari di proprietà demaniale, di tantissime e vaste aree invalicabili dalla popolazione civile. La dismissione di queste aree ne comporterà, come ovvia conseguenza, il ripensamento delle stesse in chiave urbanistica e di utilizzo. Mi sembra evidente che, all'interno delle suddette aree, avverrà una trasformazione radicale della città e, ammetto, il pensiero di una speculazione edilizia che snaturi definitivamente il nostro centro mi preoccupa parecchio. Ma, converrai con me che, la questione aree militari è molto analoga a quella relativa alla cittadella giudiziaria. Infatti, in gran parte, queste aree sono "difese" da cinte che ne nascondono la bellezza e, contemporaneamente, le salvaguardiano dai teppisti e dalle stravaganze di qualche architetto un po' troppo originale...
Se la città vuole crescere ed acquisire un maggiore fascino attrattivo, deve forzatamente attuare operazioni che siano coraggiose ma, allo stesso tempo, rispettose del tessuto urbano su cui esse verranno applicate. Se ci fossilizziamo e non tentiamo di cogliere queste ennesime opportunità che ci capiteranno (aree militari ed Expo 2015)resteremo ancora "al palo", al cospetto di altre realtà più intraprendenti e lungimiranti che da secoli ci "bagnano il nasino" su tutti i fronti.

Anonimo ha detto...

Sono assolutamente d'accordo con te in linea di principio. Ma il problema - a parer mio quasi invalicabile - sarà il COME riqualificare quelle aree. Serve una cultura che oggi a Piacenza e in Italia non c'è e se c'è è minoritaria (e non è un problema politico, sia chiaro).

Per esempio, trovo sia stato fatto benissimo il recupero dell'area che è stata destinata al Politecnico. Ma ricordo che prima di quella decisione uscirono fuori delle idee a dir poco strampalate.

E del bastione Borghetto che ne è stato? Quando sento parlare di area destinata ai giovani mi si drizzano i capelli. E comunque è ancora lì abbandonato.

Dell'area della Cavallerizza mi sta bene il destinare parte del complesso all'Archivio storico, ma destinarne una parte a residenze private è da voltastomaco.

Sai, ho partecipato alla processione del Corpus Domini di quest'anno che è passata all'interno della caserma dei Pontieri in piazza Cittadella e della quale fanno parte i Chiostri che una volta appartenevano a San Sisto. Ed è sconvolgente come siano stati mantenuti nella loro integrità e nella loro bellezza. Dubito che, qualora la caserma passi in mano al comune, quella bellezza rimarrà intaccata per secoli. Lo dico con amarezza, sia chiaro.

Dunque che fare? Il problema è la destinazione. Destinare un'area per una università mi sta bene, per una biblioteca mi sta bene, per mostre (di alto livello) mi sta bene, per sale prove no, per pseudo-artisti no, per centri giovanili ancora meno.
A Parma hanno creato una emeroteca specializzata in musicologia. Troviamo anche noi un settore di specializzazione a cui destinare un'area. Penso ad un'emeroteca generica, che comunque manca; penso a nuovi locali per la biblioteca (per esempio all'Ospedale Militare), una biblioteca per ragazzi, che all'ex-Faustini è sacrificata, penso a corsi di specializzazioni, scuole... E ce ne sarebbero di destinazioni interessanti... Ma sono sicuro che tutto ciò non avverrà e si opterà per soluzioni strampalate.
Scusate la lunghezza.
Aval

Massimo Mazzoni ha detto...

Anch'io, come te, condivido le medesime preoccupazioni. Ovvero, che tali aree una volta passate sotto la gestione comunale diventino degradate o vengano adibite a funzioni inutili e di basso profilo culturale.
Però, se Piacenza vuole uscire dal proprio torpore deve cambiare mentalità e, per far si che ciò avvenga, bisogna assolutamente sfruttare a dovere le possibilità enormi che fra poco si presenteranno.
Le varie cinte murarie possono proteggere dagli incivili quello che esse custodiscono ma, il rovescio della medaglia, è che troppe aree cittadine sono inaccessibili e quindi sconosciute dalla cittadinanza. Piacenza deve osare, deve assolutamente imparare a farlo. Con raziocinio ed affidandosi a progettisti ambiziosi ed al contempo rispettosi del tessuto urbano su cui opereranno. Palazzo Madama è solo un esempio; un esempio di quanta ricchezza culturale possediamo, un tesoro trasformato nell'ottocento in un carcere ed ora, nonostante non assolva più questo ruolo costrittivo, questo tesoro artistico viene a noi privato. Problemi come gli atti vandalici e l'incuria sono flagelli a cui ogni territorio deve far fronte e, la nostra città, deve affrontare queste tematiche iniziando a ragionare in modo meno conservativo e provinciale. Certo è, che se i recuperi fatti fossero dello stesso livello dell'ex macello, allora Potremmo davvero sperare nella "rinascita" cultuale ed estetica di Piacenza.

Anonimo ha detto...

Finalmente si leggono su un blog discussioni tranquille e pacate.. cosa estremamente rara.. per il momento so di non aggiungere niente alla discussione con questo mio post, ma spero di farlo il prima possibile con qualche mia osservazione un po' più pregnante su un tema che mi sta a cuore. M

Massimo Mazzoni ha detto...

grazie mille x i complimenti, c'è bisogno del contributo di tutti.
Massimo