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mercoledì 5 febbraio 2020

La Piacenza del Settecento descritta da Jérôme Lalande in "Voyage d'un françois en Italie"

a cura di Claudio Gallini





Dalla seconda metà del Settecento, sino agli inizi dell'Ottocento, si sviluppò in una elites francese una particolare "cultura del viaggio" che portò molti intellettuali d'Oltralpe a visitare il nostro paese, verosimilmente per un accrescimento culturale, seppur nei loro diari di viaggio non si risparmiarono in pregiudizi e continui confronti tra Francia e Italia.

Diari di viaggio che successivamente furono pubblicati e divennero delle vere e proprie guide turistiche ma con una visione, a parere dello scrivente, troppe volte limitata e dipingendo non esattamente la realtà dei fatti, almeno per quanto relazionato su Piacenza sotto l'aspetto storico, artistico e architettonico.

Questi viaggiatori transitarono comunque di rado nella nostra città e quando passarono di qua, spesso per raggiungere Parma o Milano, lo fecero di fretta; tra i gitanti che più si prodigarono a descrivere, nel bene e nel male, la nostra Piacenza, trova interesse la figura di Jérôme Lalande (1732 - 1807).

J. Lalande fu un astronomo e intellettuale francese che nel 1765 iniziò un lungo viaggio lungo lo stivale; viaggio che lo ispirò per la stesura di un diario che sfociò nella monumentale pubblicazione intitolata: Voyage d'un françois en Italie.

Lo scrivente ha pensato di prendere le parti più salienti che l'intellettuale francese ha riservato alla nostra città all'interno del volume prima indicato, dalla pagina 354 del primo tomo nell'edizione del 1769 e trascriverle, traducendole dal francese, in questo corposo pezzo.

Si noteranno altresì numerosi riferimenti errati che il Lalande riportò in questa guida su Piacenza, in particolar modo nell'indicare la paternità di alcune opere artistiche e architettoniche; il testo è stato tradotto e riportato tale e quale comprendendo così anche gli errori.

Si lascia pertanto al lettore la libertà di fare le proprie considerazioni e sarebbe molto interessante ricevere qualche commento a riguardo.





J.J. de Lalande - Plan de la ville de Plaisance - 1768 (fonte: Catawiki.it)


Descrizione di Piacenza

Plaisance, Piacenza in italiano, è una città di diecimila anime che si trova tra Milano e Parma a tredici leghe l'una dall'altra, vicino al Po e alla foce del Trebbia, nello stato del Ducato di Parma.


(In Francia, una lega, “la lieue de poste”, equivaleva a circa 4 chilometri).



Il suo nome sembra provenire […] dalla salubrità dell'aria che qui si respira; Plinio affermò che nel censimento dell'Italia c'erano [allora a Piacenza Nda] sei anziani di 110 anni, uno di 120 e uno di 140.

(Lalande si riferisce allo scrittore latino "Plinio il vecchio" nato a Como nel 23 d.C. e morto a Stabia nel 79).


Piacenza fu fatta colonia [romana Nda] ed era una città distinta nell'Impero, ma non rimane alcuna traccia dell'antichità. 

Fuori dalla città si trovava un anfiteatro che fu bruciato durante la guerra [guerra civile romana Nda] tra Otone e Vitellio, la città stessa fu saccheggiata e Sant’Ambrogio la annoverò tra le città di cui rimasero solo rovine.

Con il declino dell'Impero, [Piacenza Nda] prese una forma repubblicana ma subì più di una volta il destino delle principali città vicine che furono afflitte dalle guerre del Medioevo tra Guelfi e Ghibellini e, in altre circostanze, tormentate dai Duchi di Milano, dai Re di Francia e dal Papa che poi la sequestrò; per lungo tempo però, [Piacenza Nda] accompagnò il destino della città di Parma.






PIAZZA DE' CAVALLI

La città di Piacenza è grande e ben costruita, la cittadella e le uscite sono in buone condizioni […] e le strade sono larghe ma deserte. I luoghi non sono niente di straordinario tranne quello della cattedrale dove sono supportate le due figure equestri dei Farnese; lì trova posto la piazza principale che tuttavia è solo un mercato circondato da case come si può trovare in altri borghi.

Uno scorcio su Piazza de' Cavalli in questa cartolina delle Edizioni S.A.F. di Milano, viaggiata a metà del secolo scorso.
Le due statue bronzee dei Principi Farnesi sono di Jean de Bologne, abile scultore; M. Cochin le attribuisce al Mochi, suo allievo.

Lo Jean de Boulogne cui si riferisce Lalande, è conosciuto ai più con lo pseudonimo di Gianbologna [Douai, 1529 – Firenze, 13 agosto 1608], scultore fiammingo attivo in particolar modo a Firenze, da cui Francesco Mochi [Montevarchi 1580 – Roma 1654] in realtà trasse ispirazione per le sue opere quali le statue equestri di piazza de' Cavalli a Piacenza.


Charles Nicolas Cochin, compì il suo viaggio in Italia qualche anno prima di J. Lalande e fu l’autore del celebre Voyage d’Italie, pubblicato nel 1758.
  
La statua equestre di Alessandro Farnese in una cartolina dei primi Novecento, pubblicata dall'editore piacentino F.lli Bernardi


La prima statua rappresenta Alessandro Farnese Duca di Piacenza e Parma che ha servito la Francia con ammirazione da come si legge dall'iscrizione posta sotto.

L'iscrizione posta sotto la statua di Alessandro Farnese così riportata da Lalande ove si legge:
Ad Alessandro Farnese III duca di Piacenza, Parma, etc., gonfaloniere perpetuo  di Santa Romana Chiesa, sbaragliati i Belgi in guerra, tolti di mezzo i Galli con un assedio la città di Piacenza per i grandissimi benefici ricevuti per la fama di Piacenza propagata a gloria del suo nome fino alle genti più lontane, all'invitto suo signore volle erigere questa statua equestre come eterno monumento.


La seconda figura è quella di Ranuccio, figlio di Alessandro Farnese, di cui abbiamo appena parlato, e il piedistallo della sua statua riporta quest'altra iscrizione:

A Ranuccio Farnese, che è il terzo duca di Piacenza e Parma, perpetuo gonfaloniere della Santa Romana Chiesa, protettore della giustizia, amante dell’equità e conservatore del riposo pubblico. Per aver attratto gli artisti, per aver aumentato la popolazione del suo stato e per aver illustrato la sua terra natale, la città di Piacenza ha fatto erigere questa statua equestre dedicandola a uno dei migliori principi.

Queste due statue sono tutto ciò che è più degno di curiosità a Piacenza.  
La prima, che è quella di Alessandro Farnese, ha molta più azione della seconda poiché questo personaggio e il suo cavallo sono ben composti e in un buon movimento.

L'artista ha catturato con la massima precisione possibile l'istante in cui il cavallo parte […]. Per quanto riguarda la figura del Duca, il movimento del cavallo è stato ben riprodotto e il suo mantello è perfettamente drappeggiato, ma il lato opposto a quello del mantello non presenta un aspetto felice, né per la composizione né per le luci […]; questo difetto si estende alla criniera del cavallo che è confusa.

La seconda figura, vale a dire quella di Ranuccio Farnese, è ben composta sebbene con un movimento meno visibile della prima e anche il lato del mantello è il più bello. […]

Il monumento a Ranuccio Farnese in questa bellissima cartolina della prima metà del secolo scorso. Edizioni LFP


IL DUOMO

La cattedrale di Piacenza, il duomo, è un'antica chiesa di cattivo stile gotico, dove vediamo però molti dipinti straordinari.


Il dipinto nella parte inferiore del coro è di Camillo Procaccini; è tra due dipinti di Louis Carrache [Ludovico Carracci Nda] uno dei quali rappresenta un Santo e un gruppo di angeli volanti; nell'altro vediamo diverse persone che toccano le vesti nella tomba del santo. Questi due pezzi sono disegnati e drappeggiati in modo ampio, ma le figure sono rese colossali con un colore debole e con un effetto a ventaglio.

Sopra a queste tavole ce ne sono altre due […] che provengono dallo stesso pittore in cui sono raffigurati i profeti visti in prospettiva; le rappresentazioni sono belle e con una buona tonalità di colore.

Piazza duomo a Piacenza in una cartolina viaggiata nel primo decennio del secolo scorso. Edizioni VAT


Il Carracci ha poi dipinto una “Gloria di angeli” nella semicupola della volta del coro, affrescandola con lo sfondo blu.

Lalande chiama la semicupola: "cul de four", cioè una volta a forma di quarto di sfera, che ricorda la forma del forno per il pane; tecnica architettonica usata dall'antichità e fino alla fine del periodo romanico per coprire le absidi.

[...] La cupola è affrescata dal Guercino [Lalande lo appella: "Guerchin". Nda], ed è divisa in un gran numero di dipinti.

Gli otto in mezzo rappresentano i Profeti con gli angeli. Sopra a questi dipinti ce ne sono altri più piccoli dove vediamo solo putti, e sotto ne troviamo di più grandi dove si scorgono le sibille e alcuni soggetti del Nuovo Testamento.

Tutti questi dipinti sono vigorosi come se fossero dipinti a olio, ma possiamo anche dire che lo sono anche in modo che le figure non abbiano la leggerezza che dovremmo cercare nei soffitti.

M. Cochin, che preferisce il Guercino, ritiene che in Italia non vi siano dipinti di fregi simili a quelli visti a Piacenza e a Roma.

In una delle cappelle, ai lati inferiori, vediamo ritratta una caratteristica storia di Sant'Alessio, opera di un pittore sconosciuto.

Il profeta Ezechiele raffigurato dal Guercino sotto la cupola della Cattedrale di Piacenza. Cartolina edita dalla Ditta Fratelli Bernardi di Piacenza.


La caratterizzazione dei personaggi e delle teste è bella e la carne sembra reale ma l'atteggiamento dell'angelo, che è al di sopra, è trasgressivo.

Del resto non si gode perfettamente di quest'opera, dato che si trova al buio.

Ho notato in questa chiesa un grande crocifisso attaccato al bordo del pulpito, con un braccio di ferro mobile, in modo che il predicatore possa girare il crocifisso a sua discrezione verso qualunque lato lo ritenga opportuno.

Questo uso è comune in Italia dove i predicatori fanno uso del crocifisso in quasi tutti i sermoni per commuovere e rendere più teneri i loro ascoltatori, un po' come avviene in Francia al sermone del Venerdì Santo.


SANT'AGOSTINO

Bella chiesa che è opera di architettura del Vignola e decorata con un ordine dorico.
La navata centrale ha doppie navate, i cui doppi archi sono costituiti da colonne e separati da semplici archi.


Questo è un altro errore di Lalande poiché la cinquecentesca chiesa di Sant’Agostino fu opera di Bernardino Panizzari detto il Caramosino che per un certo verso ebbe un legame con il Vignola, nella realizzazione di Palazzo Farnese.





Ci sono tante piccole cupole quanti sono gli archi su ciascun lato.
La crociera è costituita in arcate e i lati della stessa hanno una doppia fila di arcate che creano un effetto abbastanza nobile ed elegante.

L'unica nota stonata di questa chiesa, è forse quella di avere una navata principale troppo semplice e le secondarie troppo decorate.


MADONNA DI CAMPAGNA

Chiesa di notevole pregio per i suoi dipinti.
Vediamo, all'ingresso, in una piccola cappella un affresco del Parmigianino raffigurante un santo che ha tra le mani i libri dell'Antico e del Nuovo Testamento.

L'opera citata da Lalande è in realtà un affresco del Pordenone e non del "Parmesan" come egli scrisse, che rappresenta sant'Agostino; opera restaurata nel 2018 grazie al contributo della Banca di Piacenza. Alcuni esperti sostengono essere stato il primo affresco compiuto dal Pordenone presso Santa Maria di Campagna come prova  ai piacentini delle sue straordinarie capacità artistiche.

[...] Nella stessa chiesa si trovano dei dipinti del Pordenone; si dice persino che molti degli affreschi di questa chiesa siano di Paolo Veronese.

La chiesa di Santa Maria di Campagna in questa particolare cartolina edita dalla ditta L.F.P.

Nella chiesa di San Giovanni, vengono notati due putti che piangono vicino al sarcofago di Lucrezia, figlia del nobile genovese Filippo Alziati.

A Piacenza ne troviamo molte di queste figure in marmo, ma gli intenditori le trovano solo mediocri, sembrano essere state copiate da François Flamand.

François Duquesnoy (1597-1643), conosciuto come François Flamand (Francesco Fiammingo), è stato uno scultore fiammingo, tra i massimi esponenti del barocco romano.


Un viaggiatore andò a cercare in fondo al coro di questa chiesa, una molto apprezzata Vergine di Raffaello, di cui trovò solo una copia.

L'originale è stata venduta nel 1753 al re di Polonia, che lo acquistò per ventimila corone romane, il che corrisponde a circa centosettemila sterline della nostra valuta.

Un buon vecchio sacerdote che lo vide fermarsi e guardare la copia spaventosa che non aveva preso per un originale, gli si avvicinò tristemente, dicendo: "Forestiero non deve lasciarti in errore; questa famosa immagine che stai cercando non è più; e alla fine di queste parole, iniziò a versar lacrime.

Gli italiani, gelosi dei tesori della loro terra natale, fuggiranno per deplorare le perdite di questa specie; il gusto e la ricchezza progrediscono a poco a poco verso nord e non sono ancora alla fine del loro progresso. Dobbiamo ancora vedere a Piacenza la Chiesa di Sant'Antonino e quella di San Sisto.


PALAZZO DUCALE

Il Palazzo Ducale fu eseguito su progetto del Vignola; la sua costruzione è in mattoni e ne è stato eseguito solo un terzo.

L'architettura è abbastanza buona, anche se un po' magra; c'è un grande appartamento al piano terra che è vuoto ma molto ingegnosamente decorato e di buon gusto.

[...] Ammiriamo un po' ovunque i putti in stucco modellati dall'Algarde, che compongono l'alcova della camera da letto; hanno un singolare carattere di verità e sono trattati nel gusto più gentile.

Lalande si riferisce allo scultore italiano Alessandro Algardi (Bologna, 27 novembre 1598 – Roma, 10 giugno 1654).







 
Questo palazzo una volta conteneva molti dipinti che il bambino Dom Carlos aveva trasportato a Napoli nel 1737, quando lasciò Parma e Piacenza per andare a prendere possesso di questo Regno, ne parleremo in occasione di Napoli.

Il "Dom Carlos" cui fa riferimento Lalande è Carlo Sebastiano di Borbone (1716 – 1788), duca di Parma e Piacenza con il nome di Carlo I dal 1731 al 1735, re di Napoli dal 1734 al 1759, re di Sicilia con il nome di Carlo III dal 1735 al 1759, e dal 1759 fino alla morte re di Spagna con il nome di Carlo III.


Palazzo Farnese ritratto in questa bellissima cartolina di inizio Novecento. Edizioni L. Camisa.


Il teatro di Piacenza è attaccato al Palazzo Ducale, è di medie dimensioni ma ben costruito e molto comodo.

Gli altri edifici pubblici non hanno nulla in grado di fissare gli occhi dei curiosi più delle case degli individui.

In buona compagnia, a Piacenza la nobiltà ha una conversazione pubblica, cioè un casino, dove si riunisce come accade a Parma, a Bologna, etc.

In estate si è soliti passeggiare lungo una grande strada che è lunga e allineata e che si chiama Corso. Le carrozze si allineano o camminano lentamente; è consuetudine prendere l'aria fino a cena, anche se spesso con calore molto scomodo.

Ci sono più carrozze a Piacenza rispetto alla dimensione e alla ricchezza che la città sembra avere; accade la stessa cosa nelle piccole città italiane, è un'esigenza a cui si è più sensibili nei paesi caldi e che inoltre costa molto meno che in Francia.

[...] Piacenza diede illustri personaggi all'Italia e fu la patria di Murennus il bellissimo padre dell'Imperatore Augusto, e di Papa Gregorio X

Il cardinale Alberoni divenne così famoso in Europa per il glorioso ministero che esercitò in Spagna, nacque il 30 marzo 1664 in una casetta di paglia alla fine di Piacenza.

[...] Le famiglie degli Scotti, dei Landi e degli Anguissola, si distinsero in Italia.

[...] L'intero territorio occupato dai due ducati di Parma e Piacenza è molto fertile in vini, oli e frutti di ogni genere.

I vini sono quelli che i francesi considerano mediocri in questo paese, alcuni hanno un gusto amabile e altri non sono di migliore qualità. Le viti sono molto abbondanti, tuttavia, le vediamo crescere ai piedi degli olmi e diradarsi lungo i percorsi da un albero all'altro con una singolare simmetria e piacevolezza.

Questo paese presenta vaste pianure dove tutte le proprietà sono chiuse da siepi e alberi; ciò fa apparire il paese coperto, senza che per questo ci sia molta legna.

[...] Ci sono anche dei pascoli eccellenti dove nutrono una grande quantità di bovini il cui latte produce questi eccellenti formaggi conosciuti in tutta Europa con il nome di parmigiano di cui parleremo quando si tratterà di Brescia e di Bergamo dove è ancora prodotto in maggiore abbondanza.

La chiesa di Sant'Agostino si affaccia sullo Stradone Farnese in questa cartolina edita dalla ditta Garioni di Piacenza nei primi decenni del secolo scorso.
Nel piacentino sono allevati molti greggi di pecore le cui lane sono apprezzate.

Tutto ciò che ho appena detto è specifico sia per il Ducato di Parma sia per quello di Piacenza; quest'ultimo ha comunque il vantaggio che nei dintorni della capitale ci sono così tanti piccoli corsi d'acqua che, portando lì la fertilità, rendono piacevole il soggiorno. Ci sono alcune miniere di ferro e rame e fontane da cui viene estratto il sale bianco. 

[...] La cosa più spiacevole di questi due ducati è la difficoltà ad attraversare i fiumi dove rischiamo la nostra vita in ogni momento soprattutto dopo le piogge a causa della mancanza di ponti.

È un peccato che il piccolo guadagno del Sovrano non gli consenta di esprimere le sue opinioni su un oggetto che sarebbe tuttavia molto necessario per la sicurezza dei viaggiatori che per la facilità degli scambi.

Per andare da Piacenza a Reggio per uno spazio di 20 leghe si attraversano 12 fiumi, la maggior parte dei quali su traghetti, il che rende la strada molto imbarazzante.

Il primo, uscendo da Piacenza, è poco rilevante; ma  poi la Nura a due leghe da Piacenza la Chiavenna a tre e mezzo e l’Arda a cinque leghe dove si trova il villaggio di Fiorenzuola, i cui vini sono molto apprezzati.













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Autore: Claudio Gallini ©


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