Vecchia rubrica, curata dal compianto critico cinematografico Giulio Cattivelli, estratta dal periodico della Banca di Piacenza, "Banca Flash"
il semplice "luc", dal suono secco come una frustata, è il più diffuso epiteto ingiurioso del nostro dialetto.
Trasparente abbreviazione dell'italiano "allocco", colto e disusato, in pratica viene spesso ammorbidito dalla bonarietà di un intercalare domestico, sia nell'accrescitivo e peggiorativo "lucatàs" e nella sua scherzosa variante "lucchètti". Il comparativo "pö luc che bell" (più sciocco che bello), perfeziona e insieme mitiga l'intenzione offensiva del termine introducendo una nota di ricercatezza umoristica data appunto dal raffronto fra due qualità di ordine diverso, una negativa e l'altra positiva.
infine l'antica e popolare espressione "luc da fera", dovrebbe accentuare l'ingiuria, sottolineando un grado particolarmente elevato ed eccezionale di stupidità, tale da meritare l'esibizione come feomeno da baraccone.
Testo di Giulio Cattivelli - (Banca Flash della Banca di Piacenza)
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